L’intenzione fa la buona foto

Figlia guarda Venezia dal vaporetto. Rollei 35

Riflessioni analogiche sulla pratica fotografica ai tempi del digitale

L’eterna controversia che vede su fronti opposti i fautori di una resistenza analogica contro la banalità del digitale nel campo della fotografia si tinge spesso di malinconia per i bei tempi andati, da una parte, e di adesione fideistica alle sorti progressive della tecnologia dall’altra.

Ma le argomentazioni degli uni e degli altri spesso peccano di superficialità: non è il mezzo, ma il suo uso che determina il risultato.

D’altra parte però il mezzo influenza a sua volta l’uso e il risultato è spesso viziato da un utilizzo poco cosciente del mezzo.

Da fotografo eternamente in erba, adepto del culto misterioso della fotografia analogica ma opportunisticamente conquistato a quello della fotografia digitale, ho riflettuto a lungo sul produrre immagini ai tempi della loro sovrabbondanza.

Per quanto mi riguarda sono giunto alla conclusione che la condizione necessaria per scattare una buona foto (digitale o analogica) sia l’intenzione.

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“Basta con i fascisti!” Un vinile misterioso con i monologhi di Franca Rame

 

Tra le eredità del passato di attivismo politico familiare ci sono una serie di dischi del Collettivo la Comune di Dario Fo e Franca Rame. Alcuni sono piuttosto conosciuti, come “Guerra di popolo in Cile” e “Ci ragiono e canto”: scricchiolano, si lamentano, ma poi suonano e parlano e riportano l’ascoltatore a una stagione straordinaria, quella degli anni ’70, nella quale il teatro civile ha avuto i suoi momenti di gloria e accompagnava le lotte di operai e studenti, riscoprendo insieme un passato di cultura popolare.

Uno di questi dischi, però, rimane piuttosto misterioso: non ne ho trovato traccia su internet, né sul sito dell’archivio di Franca Rame e Dario Fo (peraltro di non facile consultazione) né su Discogs, database dedicato alle pubblicazioni in vinile.

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