Sono ormai vent’anni che frequento i mondi paralleli del giornalismo e della ricerca storica. Con afflato interdisciplinare ho sempre cercato di tenere unite una scrittura semplice, non troppo specialistica, e profondità storica.
Un esercizio non facile negli anni in cui inseguivo la cronaca che morde (gli anni della “nera” all’Adige di Trento) e parallelamente affrontavo le esigenze scientifiche dei saggi storici (gli anni all’Università di Losanna o di collaborazione con la Fondazione Museo storico di Trento o ancora con il Sozialarchiv di Zurigo).
Ogni disciplina della scrittura ha le sue regole e oggi mi accorgo sempre più che scrivere, in senso lato, è quello che ho sempre fatto, utilizzando diversi strumenti, impugnati tutti per lo stesso fine: raccontare.
Siano stati essi le immagini in movimento, la fotografia, la scrittura giornalistica, quella storiografica o ancora il suono, ho cercato storie e ho inseguito un modo personale di raccontare, sperimentando (è questo il verbo che più mi appartiene) diversi linguaggi.
Accumulando esperienze in campi anche molto diversi gli uni dagli altri, secondo alcun@ restando proprio per questo un “amatore” (nel senso di “amatoriale”, un aggettivo da rivalutare). Un giudizio in parte veritiero e che mi ha fatto soffrire, come ci fa soffrire questo mondo che ci vuole specialisti e di conseguenza poco umani, rintanati nel nostro buco di competenze che difendiamo con le unghie e con i denti. Dimenticando che il sapere in tutte le sue forme può essere fonte di ispirazione.
Oggi, dopo tanto girovagare, ho trovato un approdo: il mio lavoro di giornalista e animatore radiofonico presso la Rete Due della Radio svizzera di lingua italiana (RSI), accanto al quale conservo spazi di ricerca storica, che mi permettono di alimentare la riflessione sul tempo e sul cambiamento.
Il suono è dunque diventato il mio principale ambito di scrittura, anche se non ne disdegno altri. Come dice un amico “la radio è la cosa più vicina alla lettura che io conosca”: uno spazio di intimità, una voce che ti sussurra immagini direttamente all’orecchio, la porta della mente.
Questo sito propone al visitatore interessato la possibilità di curiosare tra la mia attività e a me di mantenere in un luogo solo l’archivio di un’esistenza (o quantomeno della sua manifestazione pubblica) e di una sperimentazione che ho sempre voluto militante.
Viviamo in tempi di profonde brume, il sole è lontano dal sorgere. Sorgerà.
Nelle pagine dedicate alla Ricerca si trovano testi scientifici che hanno costellato la mia ricerca storica su temi dell’emigrazione e del lavoro; in quelle dedicate ai Testi si possono invece leggere articoli e recensioni che ho pubblicato in giornali, riviste o online.
La sezione Fotografia è dedicata alla mia passione amatoriale per la fotografia, in particolare analogica. In quella chiamata Videografia si possono trovare i miei racconti in immagini, mentre nella sezione Audiografia ho riunito alcune cose che il mio orecchio e il mio amore per la radio hanno prodotto. La sezione Tumblr porta invece al mio flusso fotografico più aggiornato.
Mi rendo conto aggiornando ogni tanto il mio CV che anche questo è un buon modo di costruire “L’illusion biographique” di cui parlava Pierre Bourdieu. Un genere letterario in tutto e per tutto che mi ha visto impegnato varie volte e i cui risultati più aggiornati presento in un PDF liberamente scaricabile.