La voce della lotta Sami per l’uguaglianza

Un vinile, un canto, una donna in lotta per il suo popolo

La voce nuda ha un potere di fascinazione immenso, soprattutto se è circondata da un sapore di antico, di popolare, di qualcosa che arriva da lontano e da non si sa chi.

Ascoltare questo genere di musica, spogliata di tutto, ridotta a un richiamo, a un ritmo, all’imitazione della natura può essere appagante quanto ascoltare gli accordi intricati del pianoforte in un brano jazz.

La differenza è che a produrre quei suoni non è uno strumento maneggiato da un musicista allenato ma una persona comune, che nel momento in cui canta, magari in modo impreciso un vecchio motivo, si carica di qualche cosa che rimanda a qualcos’altro; la sua è una voce distante che strappa al passato una piccola e modesta vibrazione per portarla qui, oggi, sul mio giradischi.

E’ una trance uditiva, un paradosso temporale che lega due momenti incommensurabili attraverso la trama di una voce.

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Ode alla (s)cassetta

Il ritorno della piccola proletaria della musica

Da qualche tempo ho rispolverato il mio vecchio Walkman e a furia di andare per mercatini ho ricostruito la mia collezione di musicassette. Mi sono perfino procurato una bella piastra Nakamichi che ora fa bella mostra di sé insieme al giradischi.

Perché questa ossessione per le audiocassette? Se il ritorno del vinile è giustificato dalla reale qualità dell’esperienza sonora che (a certe condizioni) un disco può regalare, questo non si può certo dire della buona vecchia cassetta.

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