Ode alla (s)cassetta

Il ritorno della piccola proletaria della musica

Da qualche tempo ho rispolverato il mio vecchio Walkman e a furia di andare per mercatini ho ricostruito la mia collezione di musicassette. Mi sono perfino procurato una bella piastra Nakamichi che ora fa bella mostra di sé insieme al giradischi.

Perché questa ossessione per le audiocassette? Se il ritorno del vinile è giustificato dalla reale qualità dell’esperienza sonora che (a certe condizioni) un disco può regalare, questo non si può certo dire della buona vecchia cassetta.

Tra i motivi c’è naturalmente la malinconia per un oggetto con il quale tutti noi nati negli oscuri anni Settanta siamo stati abituati ad ascoltare musica: ricordo ancora il mio primo Walkman e la mia prima cassetta, “Sono solo canzonette” di Edoardo Bennato, che ora ho regalato ai miei figli.

Una cassetta rara e un album bellissimo

C’è poi un altro fattore, anche questo “psicologico” che pesa su questo rinnovato interesse e che accomuna la cassetta al vinile: entrambi sono supporti fisici, con un contenitore e una grafica; hanno un lato A e un lato B che ci invoglia a riflettere sulla struttura che un artista ha voluto dare al suo lavoro al contrario del digitale, che si manifesta come un flusso ininterrotto di musica che tende a farsi sottofondo, a scomparire nella sua indeterminatezza.

La cassetta era l’alternativa popolare al disco, che comunque costava parecchio anche ai miei tempi, quando era ancora un supporto diffuso, prima dell’arrivo del CD. Ed è proprio qui che subentra il secondo e più interessante argomento a favore di un suo recupero, al di là della qualità tecnica del supporto.

La cassetta rispetto al vinile aveva un vantaggio: era economica da produrre e da comprare. Così a partire dalla sua apparizione sul mercato, tanta musica è stata distribuita su cassetta e non su vinile. La musica africana è un esempio classico: nonostante ci fosse una fiorente industria discografica in tutto il continente, a partire dall’arrivo di questa nuova tecnologia il vinile è stato soppiantato grazie all’economicità della cassetta e dei riproduttori.

Così, tanta fantastica musica è stata diffusa soltanto su cassetta: per capire la qualità di questa produzione basta farsi un giro per esempio su “Awesome tapes from africa”, un progetto che riporta alla luce queste gemme dimenticate su nastro. Quindi se si vuole ascoltare quella musica non c’è che un modo: usare le cassette, le vecchie odiate/amate scassette.

Direttamente da Dakar

Questo perché produrre un’audiocassetta è estremamente economico; il supporto si adatta quindi molto bene alla musica indipendente e le band possono vendere questo oggetto durante i concerti a prezzi popolari, 7–10 Euro, contro i 18–20 del vinile. Basta farsi un giro su Bandcamp e cercare alla voce “cassettes”: per rendersi conto dell’effervescenza di questo mondo un po’ sotterraneo, fatto di releases limitate nel numero, con un packaging particolare e studiato, che fa della cassetta un oggetto da collezione.

I Magic Cigarettes di Rovereto vendono una cassetta ai loro concerti (grazie Mario!) https://www.facebook.com/magiccigarettes/

Ci sono addirittura piccoli ma attivi label che offrono un servizio di “abbonamento”: con 30 Euro si riceve una release al mese in edizione limitata per sei mesi, come propone la casa discografica inglese Post Pop.

Un classico

In fondo ci si può chiedere se la cultura della cassetta sia in realtà mai scomparsa: i mixtapes e la possibilità di registrare musica, scambiarsela tra amici o tra musicisti è stato uno degli strumenti attraverso il quale, per esempio, si è sviluppato il movimento Hip Hop, che ancora oggi utilizza la cassetta come strumento di riferimento.

Il ritorno della cassetta non sarà dunque un’esplosione come quella del vinile, ma è probabile che questo supporto, povero e sottovalutato, ci accompagnerà ancora per molto.

Infine una nota sulla qualità del suono offerta dalla cassetta: la sua cattiva fama è dovuta principalmente alla scarsa qualità della produzione di massa e a quella dei riproduttori (portatili e non) usati per ascoltarle. Posso assicurare che con cassette registrate con tutti i crismi e riprodotte su decks seri la qualità è assolutamente dignitosa e oggi questo materiale è facilmente ottenibile a una frazione del prezzo al quale veniva venduto 30 anni fa.

Senza parlare poi del suono low-fi e analogico che fa della cassetta il supporto preferito di artisti rap e elettronici.

Riferimenti di lettura

Articoli sul “ritorno” delle cassette:

https://www.theguardian.com/commentisfree/2017/nov/07/cassette-tapes-attic

La lista delle principali etichette che (anche in Italia) producono releases su cassetta:

http://map.unitedcassettes.com/