Rino Battisti, sindacalista d’alta quota – recensione a “Dentro le montagne”

di Emanuele Di Nicola

Trentino, anni cinquanta: l’Italia usciva faticosamente dal secondo conflitto mondiale e volgeva lo sguardo alla ricostruzione. Nella regione “alla fine del 1946 si calcolavano circa 20.000 disoccupati (su una popolazione di 394.704 abitanti), che diminuirono negli anni successivi grazie all’inizio dei lavori per la ricostruzione dei vani danneggiati dalla guerra”: una provincia segnata dal sottosviluppo, la costruzione dei primi impianti idroelettrici, l’arrivo della grande impresa Sism ed il vasto impegno nella zona (si parla di autentica “colonizzazione”), il voto per il progresso e la mancata tutela ambientale.

Questo lo sfondo che accoglie Dentro le montagne di Mattia Pelli, laureato in storia contemporanea all’università di Bologna e collaboratore del quotidiano L’Adige, testo che l’autore ha scisso nettamente in due parti: nella prima, dedicata alla condizione operaia e l’attività sindacale nei cantieri idroelettrici trentini, si restituisce al lettore un pregnante spaccato storico-sociale attraverso l’attività di ricerca, raccolta e rielaborazione dati, fonti documentarie e talvolta anche visive sottoforma di foto d’epoca. Prima di concentrarsi sulla figura di Rino Battisti, si pongono i presupposti della sua attività: affiora dunque un delicato tassello della nostra storia sindacale, quando è ormai alle spalle l’oscurantismo del ventennio e le associazioni imparano a camminare autonomamente.

Una strada tutta in salita: è questo “il periodo di maggiore difficoltà per il sindacato in tutta Italia”, culminante nella definitiva scissione della corrente cattolica. Lo sciopero generale dopo l’attentato a Togliatti (14 luglio 1948) sarà il punto di rottura; accusando la Cgil di strumentalizzare i propri iscritti a scopi politici si costituirà la Lcgil, Unione dei sindacati liberi, anticamera dell’attuale Cisl. Siamo all’inizio di una rivalità sindacale dalle temibili conseguenze, così riassunte da Pelli: “contrattazione ridotta e gestita, a livello aziendale come anche a livello nazionale, in modo separato e lotte essenzialmente difensive, con risultati scarsissimi”. Mentre la Cisl internazionale finanziava il sindacato italiano con i soldi americani, la Cgil puntava soltanto sui “bollini” della quota mensile da applicare sulla tessera, con i suoi membri spesso sottoposti a schedatura: un confronto subito impari, che apre la strada all’esperienza lavorativa di Rino Battisti.

Come tutti i protagonisti di un’epoca, anche lui ebbe un illustre maestro: Sisinio Tribus, segretario del Sindacato edili alla Camera del Lavoro di Trento, che si ritaglia nel volume un intero capitolo quasi monografico. Convinto della necessità di “rivedere la struttura e l’organizzazione della Cgil”, egli è fautore di un programma all’avanguardia centrato sul “bisogno di essere a contatto con i lavoratori”; una convinzione che Battisti raccoglierà in pieno per metterla in pratica nelle valli trentine. Per narrare la storia al centro del volume,

l’autore si lancia in un affascinante sdoppiamento della prospettiva: la parabola lavorativa del suo oggetto viene prima ricostruita in terza persona, attraverso uno spaccato d’ambiente, mentre la seconda parte passa la parola allo stesso Battisti, soffermandosi anche sul particolare umano. Qui l’autore sceglie di fondere l’autobiografia scritta dal pugno del sindacalista alla sua testimonianza diretta, raccolta nei ripetuti incontri personali tra il 2002 ed il 2003, aggiungendovi un lavoro di traduzione: trasformando il dialetto trentino in italiano per “favorire il passaggio delle informazioni”, il giornalista piega totalmente la sua abilità linguistica al verbo dell’interlocutore. Rino Battisti manifesta “un’urgenza di raccontare”, Pelli lo segue con perizia meticolosa e mai invadente.

Il sindacalista, nato a Fondo (Val di Non) nel 1928, finita la scuola a 12 anni, panettiere a 14, riesce ad evitare la guerra trovando impiego per qualche anno alla ferrovia Bolzano-Mendola. Coltivando la propria cultura marxista-leninista (in contatto con il padrone “allora cominci a farti una coscienza”), è costretto a sperimentare sulla propria pelle la difficoltà di essere comunisti in una roccaforte democristiana (“Il prete di Fondo ha fatto una predica contro di me”); ma questo è ancora poco, rispetto alla complessità del suo impiego nel sindacato. Dopo la delusione nelle elezioni del 1948 Battisti comincia a lavorare a tempo pieno nella Cgil dal ’51: nel cantiere della Astaldi, località San Lorenzo in Banale, “da mesi chiedevano una persona sul posto per difendere i propri interessi e far applicare il contratto collettivo nazionale”. Come suggerisce il titolo del volume, il sindacalista sceglie di muoversi “dentro le montagne”: quando gli sarà offerto un impiego di responsabilità alla Camera del Lavoro di Trento, per controllare da lì l’attività operaia, declinerà gentilmente la proposta preferendo rimanere sul posto. Da una sottoscrizione iniziale degli stessi operai, con un compenso di 7.000 lire al mese, inizia dunque la quotidiana battaglia di Rino: dal controllo delle buste paga fino alle vertenze individuali (con inconvenienti insospettabili, come il rischio di omonimia), passando per l’indennità dei lavoratori, è un continuo scontro con i dirigenti.

Secondo la ricostruzione delle fonti fatta dall’autore, nel Trentino di quegli anni dominava la paura di esporsi. Difficile vedere la tessera del sindacato in mano ad un operaio. Quindi era l’elezione della Commissione Interna ad ogni cantiere a delineare i rapporti di forza tra le sigle. Così Battisti descrive la difficoltà del suo sindacato: “15.000 lavoratori edili che chiedono di essere tutti difesi, al di là della tessera che hanno in tasca, e 360.000 lire di entrare per una categoria che riesce a stento a far vivere con la metà del salario mensile di un operaio due funzionari, nemmeno assicurati, nonostante siano in continuo movimento”.

Il variegato mestiere nelle valli trentine viene ripercorso con dovizia di particolari, a cominciare dallo sciopero contro la Astaldi del dicembre ’51, appena un mese dopo l’insediamento di Battisti. La reazione più eloquente è affidata a Giuseppe Mattei della Cisl: “Ma com’è che in una zona dove nessuno protesta, di montanari, è successo uno sciopero?”. Da queste memorie, sorprendentemente lucide e particolareggiate a distanza di anni (grazie all’abitudine di prendere appunti e catalogare ogni vertenza), emerge il ritratto del sindacalista: un uomo d’azione, che ha sempre coniugato l’acuta intelligenza ad una rara capacità organizzativa. I suoi scioperi, per cui lo stesso Tribus manifestò stupore ed ammirazione, erano famosi per la loro impeccabile riuscita. D’altra parte, però, Battisti mantenne salda la consapevolezza di una situazione drammatica: con oltre 11.000 incidenti in miniera nell’arco di tre anni (dal ’52 al ’54), di cui 52 mortali, non era sempre facile conservare la propria razionalità. Specialmente di fronte alla tragedia: “Era un compagno veneto, forse dalla provincia di Vicenza, si chiamava Mario” racconta l’intervistato, “L’ho visto dopo che l’avevano portato su dal pozzo da poco, il cadavere gonfio d’acqua, con i vestiti ancora fradici, con sopra inchinato il prete”.

Vicende di decessi ed occultamenti, menefreghismo aziendale, operai a lavoro nell’acqua alta sopra i 15 centimetri (il limite consentito dal contratto): in questo clima la figura di Battisti acquista un rilievo particolare tanto da propagare, secondo l’autore, “un’idea umanista di progresso, che non dimentica i sacrifici del passato”. Ma il libro di Mattia Pelli, che in appendice propone alcuni articoli di Sisinio Tribus sulla condizione e mentalità operaia, non è la celebrazione di un eroe: semplicemente la storia di un grande lavoratore, tra mine inesplose ed abitazioni fatiscenti, che non voleva arrendersi all’indigenza del secondo dopoguerra e si rimboccò le maniche nel segno del miglioramento. L’incontro di due sensibilità, quella del sindacalista e dell’autore, restituisce una storia d’Italia a dimensione locale, forse lontana dai massimi sistemi ma non per questo meno toccante ed imprescindibile.

[recensione al mio libro “Dentro le montagne” apparsa su “Rassegna sindacale”, rivista della CGIL, il 1 luglio 2005]

Mattia Pelli
Dentro le montagne
Pubblicazioni del Museo Storico in Trento
pagg. 338, € 20,00